Saletti utilizza strumenti particolari come l’oud, il bouzouki e il bodhran per rendere le atmosfere animate da Massimo Popolizio in un contrappunto sonoro tra le musiche e la voce limpida di Barbara Eramo che si muove tra melismi e scale di derivazione mediorientale.
Lo spettacolo è arricchito dalla presenza del musicista iraniano Pejman Tadayon che suona il kemence e il daf e il ney, antichi ed evocativi strumenti della tradizione persiana.
Le musiche sono strutturate come una partitura con un susseguirsi di temi che sottolineano i passaggi più intensi del testo e paesaggi sonori che fanno da bordone alla narrazione di Popolizio e portano lo spettatore a viaggiare nel tempo e nello spazio attraverso la parola e le suggestioni sonore di timbri e sonorità antiche ed evocative.
Rassegna di “La Cultura dei legami” a cura di Edoardo Oliva, in collaborazione con Teatro Immediato